Informazioni sul Belgio
La questione linguistica
Chi non conosce da vicino il Belgio è spesso portato a credere che la maggioranza della popolazione sia perlomeno bilingue e che la convivenza tra i diversi gruppi linguistici sia fondamentalmente pacifica ed indolore. In realtà, i conflitti e le tensioni tra le diverse comunità linguistiche sono frequenti ed importanti ed hanno delle ripercussioni notevoli sull’ordinamento dello Stato e persino sull’organizzazione della rappresentanza politica.
Dal 1993 il Belgio è infatti uno Stato Federale composto da tre comunità linguistiche (olandese, francese e tedesca) e da tre regioni amministrative (Fiandre, Vallonia e Regione di Bruxelles Capitale).
L’assetto istituzionale, cosi come definito dalla riforma costituzionale del 1993, è dunque articolato su tre livelli:
– lo Stato Federale, cui restano competenze in materie di stretto interesse nazionale (ad esempio la difesa);
· le Comunità linguistiche a base personale (olandese, francese e tedesca) che hanno competenze legislative in materia linguistica, culturale, educativa e sociale;
· le tre Regioni a base territoriale (la Vallonia, le Fiandre e la Regione di Bruxelles Capitale) con attribuzioni di carattere prevalentemente economico.
La comunità fiamminga di lingua olandese (57% circa) è concentrata principalmente nella parte settentrionale del paese (Fiandre). Quella di lingua francese (33% circa) è presente nella parte meridionale del paese (Vallonia), mentre la minoranza di lingua tedesca (0,7%) vive lungo il confine orientale del paese, sempre in Vallonia. Bruxelles Capitale è la sola regione belga a statuto bilingue (olandese e francese).
Il Belgio è dunque un paese complesso, e la sua complessità ha delle ovvie ripercussioni anche sulle casse dello Stato e delle diverse istituzioni intermedie. Tuttavia, non è un Paese che ha smantellato lo stato sociale, al contrario. La protezione sociale è tuttora forte ed interviene in pressoché tutti i campi: disoccupazione, sanità, pensioni, politica per i giovani, immigrazione, politiche urbane, ecc.
Quanti sono gli italiani in Belgio
Secondo alcuni ricercatori belgi (N.Perrin, M.Poulan, Italiens de Belgique. Analyses socio-démographiques et analyses d’appartenances, 2002), le persone d’origine italiana in Belgio sono circa 290.000. La collettività italiana, insieme a quella marocchina, sarebbe dunque la più numerosa in Belgio e, senza dubbio, la più antica.
Essa rappresenta anche uno dei fenomeni più rilevanti nel variegato panorama della storia dell’emigrazione italiana nel mondo, probabilmente il più importante per la maniera in cui esso si è concentrato nello spazio e nel tempo.
I principali flussi migratori dall’Italia verso il Belgio sono infatti concentrati tra la fine degli anni quaranta e la fine degli anni sessanta, attratti dalla risorsa dei bacini carboniferi del Pays Noir e, soprattutto, dal famoso accordo del 1946 tra il governo italiano e quello belga che portò a “scambiare” forza-lavoro italiana con carbone belga.
La comunità italiana in Belgio si è infatti concentrata soprattutto in alcune zone della Vallonia, là dove più forte era l’industria mineraria del carbone. Basti pensare, per fare un esempio, che oggi gli italiani sono più numerosi in Belgio che negli Stati Uniti (circa 190.000) e che comunità d’italiani numericamente più importanti che in Belgio si trovano soltanto in Svizzera (520.000 circa) o in paesi di ben più grandi dimensioni, come la Germania (718.000), l’Argentina (587.000) e la Francia (362.000).
Origini degli italiani in Belgio
Secondo i dati dei registri Consolari italiani, quasi 50.000 italiani in Belgio (ossia, oltre il 40%) provengono dalla Sicilia. Seguono poi, ma con numeri molto meno importanti, gli italiani originari della Puglia (9,5%), dell’Abruzzo (7%), della Campania (6,5%) e del Veneto (6%).
Con la catastrofe di Martinelle, 8 agosto 1956, la geografia dell’emigrazione italiana cambia nettamente:
– cessano quasi completamente i flussi dalle regioni più ricche del nord-Est
– diminuiscono quelli dall’Abruzzo (e, in parte, anche dalla Sardegna)
– restano invece importanti gli arrivi dalla Sicilia (e, secondariamente, dalla Puglia, dalla Calabria e dalla Basilicata).
Dove vivono gli italiani in Belgio
Tradizionalmente la comunità italiana in Belgio si è radicata principalmente in Vallonia (fino al 1961 viveva in questa regione l’85% degli italiani), attratta dalla risorsa dei bacini carboniferi del Pays Noir e, soprattutto, dal famoso accordo del 1946 tra il governo italiano e quello belga che portò a “scambiare” forza-lavoro italiana con carbone belga.
Nell’accordo erano previsti, tra l’altro, la garanzia di un alloggio e un corso di formazione. In realtà, gli emigranti che si imbarcavano ogni martedì sera alla stazione di Milano venivano sottoposti ad una visita medica sullo stesso treno, dove si faceva loro firmare i contratti. Giunti sul posto, venivano suddivisi a seconda della miniera a cui erano destinati e poi trasportati verso le “cantine”, le baracche dove erano stati tenuti i prigionieri di guerra.
L’eredità del passato è tuttora forte e circa i 2/3 della popolazione d’origine italiana vive oggi in Vallonia. La presenza degli italiani in Belgio non ricalca, quindi, la distribuzione più generale e recente dell’immigrazione in questo paese, oggi concentrata soprattutto nella Regione di Bruxelles e nelle principali città fiamminghe.
Per approfondire:
Marcinelle 1656/2006: Cronaca di una tragedia
La comunità italiana in Belgio
Origini e funzionamento del sistema di sicurezza sociale in Belgio
Le convenzioni internazionali bilaterali in materia di sicurezza sociale in Belgio
Camera di Commercio Italo-Belga