Comunicato INCA CGIL Belgio in risposta alla nota Confsal Unsa Esteri
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L’INCA CGIL del Belgio ha letto con attenzione e con sconcerto la nota della Confsal Unsa Esteri che sembra accreditare una contrapposizione tra servizi consolari e lavoro dei patronati all’estero.
Che il cittadino italiano all’estero abbia diritto ai servizi che lo stato è chiamato a rendergli è un dato di fatto. Che la riforma consolare abbia – di fatto – ridotto se non in alcuni casi eliminato tali servizi è un’evidenza che sembra sfuggire a Lauriola.
La scomparsa di un importante numero d’uffici consolari e la trasformazione o riduzione dei servizi offerti da consolati importanti ha determinato una colpevole assenza dello Stato, cui i Patronati hanno – da subito ed in maniera totalmente volontaristica e senza retribuzione alcuna – cercato di supplire, allargando il tipo di servizi offerti alla collettività.
E’ solo grazie alla rete capillare dei patronati che molti cittadini italiani all’estero oggi possono ancora beneficiare di servizi essenziali. L’ira della Confsal Unsa Esteri sarebbe meglio diretta verso le scelte del Ministero che hanno chiuso i consolati, invece che verso chi continua a lavorare perché tali servizi sopravvivano.
Solo chi non ha familiarità con la vita quotidiana dei patronati, prosegue poi l’INCA CGIL Belgio, può prendere certe cantonate. Magari Francoforte presenta realtà diverse da Londra (dove l’immigrazione è aumentata del 400%) o Bruxelles, Madrid, Barcellona, Parigi; ma è proprio la capacità mostrata dai patronati di riformarsi, recependo le necessità mutate dei nuovi flussi emigratori, che dimostra l’attualità e l’indispensabile ruolo svolto dai Patronati.
Concludendo il commento, l’INCA CGIL Belgio si augura che le energie di tutti siano finalmente dirette verso la reale tutela dei cittadini italiani all’estero e non consumate in sterili quanto inutili prese di posizione apodittiche.
Leggi la nota della Confsal Unsa Esteri
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